
Al Quartiere Cogne accadono cose strane, da qualche tempo a questa parte. Solo in questa zona di Aosta, infatti, può accadere di vedere un cappotto termico, ovvero quello strato di isolante che viene messo sui muri delle case per evitare dispersioni di calore, che viene installato su due pareti, invece che su quattro, ottenendo l’effetto opposto. Ovvero, invece di isolare si crea un ponte termico, con conseguente dispersione di calore, maggiori spese e l’insorgenza di muffe.
Tutto questo è stato evidenziato con una interpellanza sul tema dal consigliere della Lega Andrea Manfrin, che ha spiegato la questione in aula: «Nel quartiere Cogne, vediamo che i fabbricati “Case Giacchetti” sono soggetti ad interventi per un importo totale di 7 milioni e 400 mila. Ci risulta però che, alcuni interventi importanti legati all’efficientamento energetico, siano gravemente inefficienti. Da informazioni che abbiamo assunto direttamente sul posto, emerge che, visto il veto posto dalla Sovrintendenza, il “cappotto termico” sarà effettuato solo sui due lati che danno sul cortile degli immobili, tralasciando quelli che fanno all’esterno, più esposti al freddo, vanificando così l’efficacia di isolamento, anzi peggiorandola. In poche parole l’intervento sarà come mettere un cappotto che copre le spalle ma lascia scoperta la pancia in pieno inverno e, a detta degli stessi operai che lavorano, sarà completamente inutile. La stessa procedura sembra essere stata adottata per altri fabbricati e ci chiediamo perché si buttino i soldi per interventi che sono evidentemente carenti, se non inutili. Interroghiamo il Governo per conoscere quali siano gli interventi edilizi e impiantistici che si intendono eseguire per raggiungere il livello di efficientamento energetico previsto; quali le strategie che si vuole mettere in campo a fronte delle problematiche emerse rispetto ai ritardi che pregiudicano la possibilità di fruizione del Superbonus 110%.»
Non è solo questo, però il problema. Infatti oltre ai cappotti fatti a metà accade che diversi alloggi di edilizia residenziale pubblica siano stati obbligati a collegarsi al teleriscaldamento, cosa che ha fatto imbestialire gli inquilini ed ha prodotto anche una raccolta firme contro questa possibilità. Proprio la raccolta firme è stata presentata dal consigliere Manfrin con un’altra interrogazione, che chiedeva appunto la possibilità di lasciare liberi gli inquilini di scegliere la fonte di riscaldamento da cui rifornirsi, visto che il teleriscaldamento aveva prodotto, dati alla mano, rincari esagerati, arrivando a causare la decadenza, per morosità delle bollette, di diverse persone in stato di necessità; il tutto nell’indifferenza dell’Arer.
Ovviamente ad entrambi i problemi tanto l’Assessore alle opere pubbliche, Davide Sapinet quanto quello alla sanità ed alle politiche sociali Carlo Marzi hanno alzato le spalle, nel primo caso evitando di rispondere sui cappotti pagati quasi 8 milioni di euro ma fatti a metà, dall’altra sostenendo la scelta del governo regionale e dell’Arer di collegare tutti al teleriscaldamento.
In definitiva, quindi, pare proprio che a chi governa la Regione non interessi minimamente entrare nel merito dei problemi di chi vive le case popolari, non interessa il costo delle bollette che aumenta paurosamente, non interessano i disagi di chi patisce i lavori e nemmeno l’inutilità dei lavori che verranno eseguiti. A questo punto quindi è lecito domandarsi, di cosa si interessano esattamente?
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